Il mio approccio terapeutico – quale psicoterapeuta della Gestalt – ha come principio basilare e irrinunciabile la co-costruzione di una relazione tra terapeuta e paziente come fonte principale e fondamentale del cambiamento. La particolare relazione che si crea, unica nel suo genere, diviene lo spazio “protetto” in cui poter agire i propri comportamenti ed esprimere i propri malesseri in un’atmosfera di assoluta accettazione e sospensione del giudizio: in questo luogo la persona può sperimentarsi e vedersi con occhi nuovi attraverso un gioco di specchi in cui il terapeuta la aiuta a rivedersi da mille punti di vista nuovi che spesso svelano scenari inaspettati.

In questa ottica ogni relazione terapeutica è unica e irripetibile. È come un romanzo scritto a quattro mani, in cui non esistono protocolli di intervento o scorciatoie: è un cammino che si sviluppa insieme, una grande avventura da condividere nel continuo scambio tra me (terapeuta) e te (cliente/paziente) che viviamo e sperimentiamo insieme lo spazio della seduta.
Nel corso degli anni il mio approccio si è andato arricchendo di altre esperienze formative: ho potuto integrare le peculiarità della psicoterapia della Gestalt con le possibilità espressive dei mediatori artistici per poi approfondire le infinite capacità innate del nostro cervello attraverso l’ipnosi. Ho ampliato così il mio bagaglio di tecniche e approcci con cui lavorare tenendo però sempre ben a mente che il vero strumento rimane la relazione, l’unico luogo dove può avvenire il cambiamento.

Sono convinto che obiettivo primario di ogni psicoterapia non sia tanto il modificare quello che siamo, quanto il lavorare per riconoscere chi siamo e, solo successivamente, raggiungere la possibilità di cambiare quello che facciamo e che non ci piace. Questa è la strada per renderci pienamente titolari della nostra vita e smettere di essere dominati da forze esterne, diventando pienamente noi stessi e riscoprendo il diritto e il piacere di essere al mondo esattamente come siamo.